Nelle persone con PCI, o comunque con lesioni del Sistema Nervoso Centrale, possiamo avere vari problemi motori in base alle zone delle lesioni: spasticità(aumento del tono muscolare, movimenti limitati e posizioni obbligate), ipotonia(mancanza di forza muscolare, spesso da parte dei muscoli del tronco e del collo, con conseguente difficoltà a mantenere il controllo degli stessi) o difficoltà di controllo dei movimenti che possono essere a scatti o troppo ampi o comunque poco fluidi. Le varie forme poi possono anche in parte coesistere in diversi segmenti, per esempio con difficoltà di controllo del tronco e spasticità delle gambe o delle braccia.
Il problema sul quale più spesso si agisce, anche perché forse è il più “aggredibile”, è la spasticità. Negli anni ’80 (Lance) la spasticità è stata definita come un problema motorio dovuto alla lesione del primo motoneurone (la cellula nervosa che parte dal cervello per portare lo stimolo al muscolo). Nel 2005 (Pandyan) invece la spasticità viene definita come un disordine sensitivo motorio dovuto alla lesione del primo motoneurone e con una risposta eccessiva dei muscoli.
Questo cambiamento di visione ci fa capire come la spasticità possa dipendere da molti fattori, per cui le persone con spasticità lamentano un aumento o una diminuzione della stessa per svariati motivi come il freddo o lo stress ma anche stimoli “negativi” come per esempio il dolore nelle sue molteplici cause (piaghe, scomodità, problemi internistici). La spasticità può essere anche una soluzione che il corpo trova per cercare di risolvere alcuni “problemi quotidiani urgenti” come la ricerca di equilibrio o di stabilità per poter effettuare le attività quotidiane. Proviamo a pensare se ad un certo punto ci troviamo in una posizione di pericolo o scarso equilibrio come ci irrigidiamo.
Al momento in cui il riabilitatore valuta un paziente con spasticità deve quindi individuare quali possono essere le componenti maggiormente interessate e valutare dove si può cercare di recuperare un movimento il più possibile fluido e normale. Una delle componenti sulle quali, secondo la mia esperienza, si dovrebbe lavorare più a fondo è l’equilibrio del tronco, fondamentale per qualsiasi attività in quanto fornisce la base solida su cui si appoggiano tutti i movimenti e gli spostamenti di carico. In alcuni bimbi o anche pz adulti che iniziano a camminare e tendono ad andare in punta di piedi (piede equino) si riescono ad ottenere dei buoni risultati sul piede riprendendo il controllo dell’equilibrio del tronco e la tenuta del bacino.
Un altro aspetto sul quale puntare è l’attività finalizzata, cioè la richiesta di un’attività che porti a un risultato “importante” per chi lo effettua (la presa di un oggetto per la mano, per esempio e non il semplice chiudere o aprire), perché gli ultimi studi stanno dimostrando che il cervello non riconosce i singoli muscoli o il singolo movimento ma conosce l’obiettivo del movimento, il risultato, la gratificazione. Può sembrare strano ma si stanno conducendo degli studi nell’uso di normali videogiochi con pedana per migliorare l’equilibrio nei ragazzi, attività più gratificante della ricerca della posizione eretta e corretta magari davanti a uno specchio.
Dott. Giorgio Vendramin – Fisioterapista